Primi passi…

Mi hanno raccontato che mio bisnonno paterno, muratore, negli anni ’20 del XX secolo girava il Piemonte andando di paese in paese, con la sua carretta e gli arnesi del mestiere, in cerca di lavoro. Dicono anche che in un anno disgraziato si incamminò verso sud, con le sue poche cose e tanta fame in corpo. Dicono che raggiunse Roma ma forse è leggenda di paese.

Mi hanno raccontato che mio bisnonno materno più o meno negli stessi anni consumava le suole recapitando a domicilio lettere e qualche quotidiano, qui in Canavese, ai notabili del paese. Lo chiamavano “Pidun” , il pedone. Aveva il cuore allegro e un cavallo. A Carnevale lo faceva salire sul carro, si metteva al suo posto tra le stanghe e lo portava in mostra per i vicoli del borgo, per rendergli grazie del suo prezioso lavoro nel campo.

Ho conosciuto mio nonno paterno, Ernesto, minatore e suonatore al contrabbasso di musica da ballo in Francia e poi operaio in Patria. Illetterato ma appassionato lettore di testi popolari di storia e geografia, autore di numerosi quaderni manoscritti con le sue considerazioni su mondi vicini e lontani, che conservo.

I miei genitori non hanno mai posseduto un’automobile. Mio padre buonanima amava correre in bicicletta ma lavorava in fabbrica e poteva allenarsi solo il giovedì. Si definiva passista-scalatore, correva per Covolo di Torino. Da giovane arrivò sedicesimo al traguardo di Saint Vincent e lo fecero cambiare in albergo. Mia madre in bicicletta ci va ancora oggi a ottantanni passati (mettendo a repentaglio se stessa e chi incontra per strada…).

Tocca a me. In terza elementare organizzai senza successo una spedizione per seguire a piedi il corso della “bealera” che attraversa le nostre campagne. In terza media, dichiarai pubblicamente di voler fare, da grande, il cartografo. In effetti ci provammo, con un amico, a disegnare la carta topografica 1:1000 del nostro paese misurando i vicoli con metro e goniometro…Non concludemmo l’opera ma l’idea ancora oggi mi sembra buona.

A 21 anni partii solo per il mio primo viaggio in bicicletta, le Alpi da Cadibona a Trieste, con la bici da corsa che mia madre regalò a mio padre quando si sposarono, nel 1958. L’anno successivo fu la volta del mio primo trekking, una settimana sulla Grande Traversata Alpina, dal Monviso alla Val Susa. Conobbi occasionali compagni di viaggio con cui condivisi emozioni, fatiche, riposi e racconti delle nostra gioventù.

In quegli anni sognavo quanto sarebbe stato bello vivere camminando, osservando, raccontando, scrivendo. Ma qualcosa dentro di me mi faceva sentire profondamente impreparato a raccontare il mondo da spettatore senza averlo ancora conosciuto da dentro, senza aver vissuto da dentro il “sistema”. Risvegliatomi dai miei sogni lasciai gli studi di ingegneria ed entrai per caso e per fortuna nel mondo dell’ informatica e del lavoro. Valorizzai il lato razionale di me stesso e, oggi posso dirlo, traendone buone soddisfazioni professionali.

Non ho mai smesso, però, di sognare grandi viaggi intorno al mondo e di provare a tradurre i miei sogni in realtà. Non ho mai smesso di viaggiare a piedi e in bicicletta e non ho mai saputo scegliere definitivamente tra scarponi e copertoncini. Ho viaggiato con mia moglie, con le nostre figlie, con un grande amico, da solo. In montagna e in pianura, lungo fiumi e torrenti, su ferrovie abbandonate, intorno a isole e a laghi, lungo le coste del nostro stivale, nei dedali delle metropoli. In Europa soprattutto, qualche volta in Africa e in America. Almeno per ora!

La laurea in geografia è arrivata in età matura, a 50 anni suonati. Ho dedicato la tesi alla letteratura di viaggio, che ho sempre divorato, e alla sua possibile valenza come fonte documentale per studi di geografia. Cosa vorrei fare da grande? Vivere, viaggiare (a piedi o in bicicletta?), scrivere. Raccontare la mia verità sulle cose, ascoltare quella delle persone che incontro per strada. Perchè non resisto alla curiosità di scoprire cosa si nasconde dietro la prossima curva, cosa mi aspetta oltre l’orizzonte. Uomini e donne, natura umiliata o inviolata ma sempre padrona, il bene e il male, il Palazzo e la strada, l’ortodossia e l’ortoprassi.

Buon viaggio a chi vorrà viaggiare con me.